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Pietro Teuliè – Sez.Storica Napoleonica

Di lontana origine francese, come il nome stesso sta ad indicare, il Teulié discendeva dai Teulier della Linguadoca. Nacque il 3 febbraio 1763. Adolescente, studiò lettere; poi si diede alla giurisprudenza e, laureatosi a Pavia, fece pratica forense presso il consigliere Bossi.Nel 1796 esercitava la professione legale in Milano, quando la calata dell’esercito francese e i trionfi del giovane Bonaparte lo infiammarono d’ardore guerriero. Era giovane egli pure, non avendo che trentatré anni, e si capisce come fosse facile all’entusiasmo. Robusto, di salda tempra, d’acuto ingegno, egli era cortese, sobrio, severo, ma giusto, ligio al dovere, e tutta la sua operosa esistenza fu un esempio di coraggio e di fede, di rettitudine e di lealtà.

Negli anni a cavallo del 1800, ebbe numerosi incarichi nel nord dell’Italia, quali aiutante generale e capobattaglione della Legione Lombarda, capo di stato maggiore del generale Giuseppe Lechi, comandante della Divisione territoriale di Ferrara. Fece parte dell’avanguardia dell’esercito consolare, che guidato da Bonaparte, varcò nel 1800 il Gran San Bernardo per restaurare il dominio francese in Italia.

Non ultimo dopo aver combattuto in varie battaglie nel nord Italia, gli fu assegnato il ministero della Guerra. Compito che svolse in modo eccezionale, riorganizzando un esercito di ventottomila uomini, portandoli a centodiecimila. Provvide a tutto, uniformi, stipendi, regolamenti, escludendo i Francesi da ogni amministrazione militare. A lui si deve il compito di sopperire, da parte dello Stato, al mantenimento e all’educazione degli orfani di padre caduti in guerra, creando un Collegio di orfani di militare, con sede nell’ex convento di San Luca.

Al governo e all’amministrazione di questo Collegio mise ufficiali superiori benemeriti per servizi resi o per ferite ricevute sui campi di battaglia, che prendendo cura degli allievi e assistiti da abili maestri, dovevano incamminarli alla carriera delle armi.

Successivamente riprese il comando della Brigata Lechi. Ma ancora fu richiamato per dirigere l’amministrazione del personale al ministero della Guerra. In questo periodo ebbe la sventura di lodare i versi di una poesia contro la Francia. Informatone Murat che a sua volta informò Napoleone, venne processato, e quindi condannato alla perdita dei gradi ed a un anno di confino. Dopo sei mesi Napoleone stesso lo ritenne abbastanza punito e lo reintegrò nel grado e lo chiamò con la Divisione Pino per la progettata e poi abortita spedizione in Inghilterra.

A Parigi presenziò all’incoronazione dell’Imperatore e successivamente a Milano per la seconda incoronazione. Durante l’assedio di Colberg nel giugno 1807, durante un ispezione venne colpito alla coscia sinistra da una palla di cannone partita dalla fortezza. Nonostante la ferita per tre giorni continuò imperterrito a diramare ordini. Il quarto e quinto giorno fu dilaniato dal tetano, il sesto giorno spirò tra le braccia del generale francese Loison e del medico Defilippi. Durante il funerale i nemici prussiani gli resero onore sparando a salve (foto a destra Figurino autocostruito e dipinto da Claudio Sanchioli) .
La salma imbalsamata, fu chiusa in una triplice cassa, che il generale Pino, dopo aver aver colto gli allori a Stransund, riportò a Milano tornando in patria nel 1808. Il Viceré Eugenio decretò al caduto gli onori del Pantheon e Napoleone ne fece scolpire il nome sull’arco trionfale dell’Etoile parigina, tra quelli dei più prodi guerrieri dell’Impero.